Family Day Roma-Madrid e dopo?

Articolo di Giuseppe Baiocchi
uscito su Liberal (11-5-2008)
Angela Pellicciari “Family Day Roma-Madrid e dopo ?”
Edizioni Fede & Cultura, Verona, 2008, pagg.64, Euro 10

E’ passato un anno esatto dal “Family Day” di Roma e poco meno di sei mesi dall’analogo raduno tenutosi a Madrid nel giorno della festa della Sacra Famiglia (30 dicembre): eppure sul significato e sulle attese suscitate allora dalla presenza di milioni di persone in piazza sembra calato un assordante silenzio, certamente nel sistema mediatico, ma forse anche nel mondo politico e culturale. Come se la festosa e pacifica mobilitazione avesse di per sé dato risposta sufficiente agli interrogativi inquietanti aperti dal reiterato attacco alla famiglia naturale, aggredita sul terreno culturale, sul piano giuridico della legislazione diffusa, nella pedagogia collettiva della comunicazione e perfino attraverso la subdola tirannia del linguaggio.

E allora diventa utilissimo l’agile e asciutto “memento” con il quale la storica Angela Pellicciari ripercorre quelle esperienze, cogliendole al di fuori dell’istantaneità della cronaca, mettendole in relazione, a rapide pennellate, con scenari passati carichi di perverse anticipazioni, e soprattutto dipanando lo svolgimento implacabile di un processo ideologico che alla fine, per legittima reazione, ha trascinato fuori dalle case e dalle abitudini quotidiane migliaia di nuclei familiari decisi a far valere il peso eterno ed umanissimo della condizione coniugale e della trasmissione della vita secondo natura.

Certo, c’erano anche le occasioni contingenti: in Spagna il sistematico procedere dell’ideologia numerica zapateriana (“In democrazia la verità è quella di chi ha un voto in più”) e la costruzione coerente a colpi legislativi del primato dell’individuo e dei suoi desideri, sganciato da ogni segno di relazione umana e comunitaria; in Italia il pasticcio Pacs-Dico servito dalle ineffabili ministre Rosy Bindi-Pollastrini, teso a fare del riconoscimento delle convivenze extramatrimoniali il grimaldello per i diritti di coppie dello stesso sesso, comprese le adozioni, e di conseguenza, passo dopo passo, la via spalancata verso una società senza doveri, soprattutto verso i bambini, e senza responsabilità.

Ma l’analisi dell’autrice mette a fuoco non tanto il male civile, quanto il conflitto dichiarato e combattuto con tutti i mezzi e in tutte le forme alla civiltà cristiana. Guerra antica e ricorrente, che tuttavia in epoca strettamente contemporanea prende a bersaglio quasi esclusivamente la famiglia come il bastione culturale, forse l’unico che ha resistito in passato alle tante tragedie della storia, non ultimi i totalitarismi del secolo breve.

Che il disprezzo verso la famiglia venisse da lontano lo spiega il riferimento alla duecentesca eresia “catara”, quando nella Provenza medievale si impose questa dottrina dei “puri” (è la traduzione del termine “cataro”) che consideravano la vita, la sua generazione e il matrimonio il male assoluto da combattere in tutti i modi, giustificando così la spinta al potere e all’esclusivo monopolio delle ricchezze terrene di nobili e mercanti.

Una simile visione del mondo, con mezzi e strumenti di persuasione ben più efficaci, sembra riemergere quando, in nome della “purezza” di nobilissimi principi di libertà, di diritti umani e di rifiuto della discriminazione, si vanno introducendo nella legislazione e nella vita sociale una serie pesantissima di divieti e di sanzioni: è davvero impressionante la sequenza che porta alla proibizione dei termini “padre” e “madre” fino alla introduzione dell’”identità di genere” e addirittura alla previsione di tre anni di carcere per chi si permette di non essere d’accordo con la regolarizzazione delle coppie e delle adozioni omosessuali. (come si è tentato di fare anche in Italia nei decreti che dovevano contrastare la delinquenza provocata dall’immigrazione sregolata e clandestina).

In Occidente tutte le armate sono schierate in campo con l’obiettivo di violentare per sempre la natura umana, scardinando la famiglia: la sfida, in difesa non tanto della tradizione quanto della realtà perenne della condizione della creatura umana, è raccolta quasi esclusivamente dalla Chiesa cattolica e dal magistero del Papa, determinati a battersi fino in fondo contro la “cultura di morte” (come l’ha più volte definita Papa Wojtyla). Il popolo cristiano, chiamato a raccolta prima a Roma e poi a Madrid, non è tornato a quanto sembra nelle catacombe. Eppure, come conclude la Pellicciari, in un conflitto culturale sempre più aspro, la vicenda del “Family Day” sollecita nuove puntate. Tra le testimonianze riportate nelle due manifestazioni (la Comunità di Sant’Egidio con Andrea Riccardi, Comunione e Liberazione con Julian Carron, Rinnovamento nello Spirito con Manuel Carrazedo) spicca quella del leader del Cammino Neocatecumenale, Kiko Argüello, che già da allora sollecitava una replica del “Family Day” a Berlino, Vienna, Parigi….perchè “dalla famiglia cristiana dipende il futuro dell’Europa…”.












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