Violenza anticristiana

Mentre si manifesta per la libertà di stampa si ignora la violenza assassina contro i cristiani e la libertà religiosa.

Tanto clamore per la supposta mancanza di libertà di stampa in Italia, mentre da tempo si ignora la mancanza di libertà e le continue persecuzioni che i cristiani subiscono in maniera intensa a partire dagli anni settanta; ma guai a parlarne sui media, i cristiani non esistono proprio.
Chi si è scaldato più di tanto per esempio per la barbara aggressione che ha subito il 27 settembre scorso un vecchio frate a Sanremo, un extracomunitario, probabilmente nordafricano, al grido di Allah ak bahr lo ha massacrato a colpi di bottiglia, infierendo sull'uomo con calci e pugni anche quando era ormai a terra. Ora il frate di Sanremo, padre Riccardo, 76 anni, rischia di perdere l'uso di un occhio. A riportare la notizia e' il''Secolo XIX''.
Sempre nello stesso giorno in Egitto un cristiano-copto, Hanna Amir Rezq, 26 anni, assassinato da un autista musulmano, Nayer Mansour Sahrab, offeso perché l’uomo aveva preferito salire su un’altra vettura rispetto alla sua. Il conducente islamico, di fronte al rifiuto di Rezq, lo ha aggredito con ripetute coltellate alla schiena e all’addome. Oltre alla vittima, l’aggressore ha ferito i suoi fratelli Maurice e Amin, e anche il nipote ventenne di Rezq, Ashraf Maher Amir. Ultimo episodio la crocifissione di sette giovani sudanesi, è successo il 13 agosto ma la notizia è apparsa ora. E’ stata Al Qaida, con la complicità del governo di Khartoum, sostenuto dalla Cina. Ma perché questi assassinii non fanno notizia? Si chiede Renato Farina su Il Giornale. Siamo appassiti, facciamo schifo tutti anche i cristiani e i vescovi che in queste settimane erano impegnati su un altro tema più gustoso e in grado di suscitare titoloni: la moralità privata di Berlusconi. Il Papa invece non fa che ricordare martiri e persecuzioni, indicando luoghi e Paesi. Amaramente Farina evidenzia che noi cattolici ci facciamo scrivere dai relativisti della cultura europea perfino l’agenda dei nostri sentimenti.
Episodi tra i tanti che troviamo in un best seller della giovane casa editrice Fede & Cultura (www.fedecultura.com), di Verona, Il Libro Nero delle nuove persecuzioni anti-cristiane, di Thomas Grimaux, un giovane scrittore che ha viaggiato proprio in questi Paesi di persecuzione, le sue descrizioni ci fanno immergere nella realtà quotidiana, nei fatti concreti e reali. Il libro è una lunga litania, a tratti anche un po’ fastidiosa, non tanto per tenere la contabilità degli atti di persecuzione violenta, quanto piuttosto coglierne l’ampiezza.
Il libro tra le tante domande si chiede per quale motivo la Chiesa è la vittima sistematica delle aggressioni e, come pare, il bersaglio preferito dagli assassini? La prima parte sviluppa le persecuzioni dell’induismo e del buddismo che a volte sembrano nascoste, poi il testo s’interessa delle violente persecuzioni che ancora oggi i cristiani subiscono dai paesi comunisti nella Cina capital comunista, a Cuba in Corea del Nord ma anche in Venezuela, in Bolivia. Ma se il fanatismo induista e quello buddista non sono operanti sui nostri territori e se il comunismo ha un peso inferiore che nel passato, l’islamismo però sta guadagnando terreno. Il Libro Nero delle nuove persecuzioni anti-cristiane in conclusione si interroga, su qual’è il futuro dei cristiani in terra d’islam?
Le violenze nei confronti dei cristiani è un continuo stillicidio che va dai Paesi islamici cosiddetti moderati fino a quelli più estremisti. Dal divieto assoluto di celebrazioni cristiane in Arabia Saudita, il divieto assoluto addirittura di recitare il rosario in casa propria, non sono forse una violenza inaudita? L’associazione caritativa, Aiuto alla Chiesa che Soffre riporta la notizia che alla dogana in Arabia Saudita, sono considerati prodotti di contrabbando non tanto le droghe, i liquori o il materiale pornografico, ma tutti gli oggetti a forma di croce, anche a scopo ornamentale, tutti i libri cristiani, tutte le foto o le pubblicazioni cristiane.
Si chiede Grimaux. C’è di più, gli incitamenti all’odio diffusi attraverso i media o i manuali scolastici costituiscono una preparazione psicologica a secondare un appello all’assassinio. In Algeria altro Paese considerato moderato, il proselitismo cristiano è da qualche tempo legalmente proibito. Il presidente degli ulema musulmani, ha affermato: “Nuovi crociati tentano di cristianizzare gli algerini. La moschea, la scuola, i media e le istituzioni dello Stato vi si devono opporre”. Fortunatamente non sempre si arriva al grave episodio della decapitazione di tre liceali cristiane, nell’isola di Celebes, nella regione di Poso, in Indonesia; Theresia aveva 15 anni, Alfita, 17 anni e Yarni 15 anni, mentre andavano a scuola, vengono improvvisamente attaccate da integralisti islamici il 29 ottobre 2005.
Non frequentate alcun estraneo (all’Islam). Non fate alcun compromesso con gli atei. Bisogna ucciderli. Punto e basta. Chi ha pronunciato queste parole? Non è un imam che vive in Arabia Saudita o in Pakistan, ma a Torino, non è il solo, scrive Grimaux, l’Italia del Nord pullula di simili imam radicali.

Domenico Bonvegna
domenicobonvegna@alice.it

Karl Rahner - Alle origini del buonismo

Alle origini del buonismo

La contraffatta teologia di Karl Rahner

Nell’immaginario educato dal trionfante relativismo, “buono” è il qualunque pensatore inteso a scongiurare i conflitti scatenati dall’affermazione che esistono princìpi tra loro irriducibili.
Padre Giovanni Cavalcoli o. p., l’autore del magistrale saggio “Karl Rahner – Il Concilio Tradito” sulla teologia del teologo tedesco, edito in questi giorni dalla veronese Fede & Cultura, rammenta, al proposito, che “Il voler distinguere con assolutezza il vero dal falso sembra a molti espressione di presunzione e di intolleranza, sorgente di discordia e mancanza di rispetto per le idee e la coscienza degli altri. Il concetto stesso di una religione assolutamente vera che primeggi sulle altre appare a molti una pretesa imperialistica di questa sulle altre religioni” (“Karl Rahner Il Concilio tradito, pag. 16).
Il pregiudizio buonista, infatti, esige pro bono pacis che un’affermazione vera dal punto di vista di colui che la pronuncia, sia vera anche dal punto di vista di colui che dichiara l’esatto contrario.
Soggiacente alla bontà che vuole il sacrificio della ragione sull’altare dell’armonia ad ogni costo, èla sentenza del guru sessantottino Herbert Marcuse, che (nel saggio “Eros e civiltà”) ha definito fascista (che per lui significava intollerante e intrinsecamente violento) il principio di non contraddizione, secondo cui un’affermazione non può essere vera e falsa nello stesso tempo e sotto il medesimo profilo.
Va da sé che il contrasto tra l’intollerante verità e la pace è una figura sofistica, concepita dai filosofi ultramoderni di scuola francofortese per nascondere la decisione di aggirare i princìpi indeclinabili della logica, princìpi che (a loro avviso) non sono iscritti e leggibili nella realtà ma inventati dal fascista Aristotele.
Ora padre Cavalcoli cercando i possibili ispiratori della patologica avversione alla verità, non ha incontrato gli apostoli della pace ma il maestro di Karl Rahner, Martin Heidegger, l’autore dello stravolgente principio secondo cui “la verità non sta nel giudizio col quale l’uomo adegua il suo pensiero all’essere, ma sta nella comprensione atematica, nell’esperienza trascendentale, come situazione esistenziale emotiva del soggetto autocoscienze, nel quale l’essere si identifica con l’essere pensato, in modo tale che la verità del pensiero è al contempo la verità dell’essere e la verità del soggetto” (op. cit., pag. 41).
Heidegger (e al suo seguito Rahner) vantavano la loro appartenenza alla più alta e aggiornata scuola di metafisica. In realtà il loro pensiero approda a risultati non molto diversi da quelli ottenuti da Jean Paul Sartre e da Claude Levy Strauss, autori di uno sgangherato sistema antimetafisico, tendente ad abbassare l’intelletto umano al livello della sensazione animalesca.
Svilimento della ragione umana e retrocessione dell’immanentismo moderno al panteismo antico, costituiscono l’orizzonte ultimo del pensiero heideggeriano e rahneriano.
Ridotto la filosofia ad universale esperienza emotiva, l’errore , la non adeguazione dell’intelletto alla realtà, sprofonda in un cappello a cilindro: di qui l’opinione temeraria (affermata da Rahner) che tutti conoscano la verità attraverso la c. d. esperienza trascendentale.
Rahner afferma che la concordia inizia dal riconoscimento che tutti sono nella verità e nessuno sbaglia. Di conseguenza propone la tesi che attribuisce agli atei la qualifica di cristiani anonimi, che in quanto tali sono naturalmente destinati alla beatitudine eterna.
Per attingere un tale pensiero Rahner è costretto ad aderire al disconoscimento modernista della dottrina cattolica sulla grazia: “la natura-grazia è sufficiente ad assicurare la felicità e la divinizzazione dell’uomo” (op. cit. pag. 173).
Oscurata la nozione della grazia la trascendenza divina svanisce: Rahner “finisce nel vedere nel soprannaturale niente più che uno sviluppo totale e finale del naturale o un approfondimento di quest’ultimo, come se l’uomo elevandosi al massimo delle sue possibilità potesse diventare Dio”.
Il sottotitolo del saggio (“Il Concilio tradito”) manifesta l’opinione dell’autore sull’influsso dell’opinione rahneriana sui cristiani anonimi nelle stravaganze ecumeniche elucubrate in nome di un presunto “spirito del concilio Vaticano II”.
Ma non solo nelle stravaganze postconciliari: padre Cavalcoli, infatti, facendo propria e sviluppando una tesi di monsignor Brunero Gherardini, dimostra che il buonismo di Rahner si è insinuato di soppiatto nei testi conciliari, ad esempio nella traduzione della Gaudium et Spes, che invita ad un esame più serio e profondo delle ragioni che si nascondono nella mente degli atei, quasi che esistano delle serie ragioni per essere atei.
Di qui l’auspicio, formulato nella magnifica conclusione, che il Magistero della Chiesa sconfessi la finzione buonista e “metta in luce con chiarezza quali sono le dottrine nuove del Concilio, non secondo un’esegesi di rottura, ma come esplicazione della Tradizione, lasciando così una giusta libertà di critica nei confronti invece di quelle disposizioni pastorali che sembrano o si sono verificate meno opportune e magari rivedibili o abrogabili per assicurare e promuovere il bene e il progresso della Chiesa nella Verità” (op. cit., pag. 345).
Senza ombra di dubbio l’auspicio di padre Cavalcoli corre incontro alle sagge intenzioni di Benedetto XVI, oltre che alle speranze di tutti i credenti. La lettura del suo pregevole saggio, pertanto, è raccomandata a quanti hanno a cuore il vero bene della Chiesa cattolica.