Un libro per la Messa "in latino"

Sarà in libreria in questi giorni. I tre autori sono giovani che si sono conosciuti su Internet: uno di loro è di Chiavari.

CHIAVARI. La “Messa in latino” sta prendendo sempre più campo in Liguria. Arriva così questo nuovo libro dove antico e moderno si fondono. Il risultato è “Introibo ad altare Dei”, che già nel titolo riprende le prime parole dette dal celebrante all’inizio del rito. Il volume, scritto a sei mani da Elvis Cuneo, Daniele Di Sorco e Raimondo Mameli, approfondisce e rende comprensibile a tutti il significato del servizio all’altare nella liturgia romana tradizionale.
La modernità del progetto editoriale sta nel fatto che gli autori sono studenti tra i 23 e i 31 ami e che vivendo in tre regioni diverse (Liguria, Toscana e Sardegna), si sono conosciuti attraverso internet, frequentando forum cattolici. A muoverli verso la messa in latino non è solo la fede, ma anche il desiderio di dimostrare che il rito romano non è classista e per anziani.
Introibo ad altare Dei”, stampato dall’editore “Fede & Cultura” di Verona, è arricchito dalla prefazione del cardinale Darío Castrillon Hoyos, presidente della pontificia commissione “Ecclesia Dei”, prefetto emerito della congregazione per il clero, e sarà in libreria in questi giorni di metà novembre.
Nel volume, grazie al contributo di Elvis Cuneo, c’è anche un po’ di Tigullio. Cuneo è nato infatti a Chiavari nel 1982, è cantante, organista e studia filosofia all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Appassionato del pensiero di San Tommaso d’Aquino e del neotomismo (il movimento filosofico-teologico contemporaneo che riprende e rivaluta il sistema filosofico di San Tommaso), si occupa di temi religiosi e liturgici con articoli pubblicati su riviste cattoliche e siti internet.
«Il nostro è un manuale che viene in aiuto a coloro che, sacerdoti, seminaristi, ministranti e laici, vogliano introdursi alla forma tradizionale del rito romano – spiega Cuneo –. Il rigore interpretativo, la chiarezza e il riferimento costante alle fonti sono le caratteristiche principali di questo compendio. Benedetto XVI, con il motu proprio “Summorum Pontificum” del 7 luglio dello scorso anno, ha decretato che la liturgia tradizionale, la messa di San Pio V, non è mai stata abrogata e costituisce un tesoro che appartiene a tutta la Chiesa».
Nel volume (280 pagine, 25 euro) si scoprono tutti i segni, simboli e gesti del tesoro liturgico antico nel loro significato arcano e senza tempo.
Per Elvis Cuneo, Daniele Di Sorco (nato a Livorno nel 1985, studente di lettere moderne all’Università di Pisa) e Raimondo Mameli (nato a Cagliari nel 1977, studente di teologia presso la Pontificia facoltà teologica della Sardegna) questo è il primo libro scritto insieme. La stesura ha richiesto un anno e, nei progetti, c’è presto una presentazione ufficiale presso il “Centro culturale Candiasco” di Casarza Ligure.

Debora Badinelli
Il Secolo XIX (16-11-2008)

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Parlano di noi su "Il Foglio" del 12 marzo



Sono in tanti a sperare che il motu proprio sia definitivamente morto, e sono in molti, nel mondo ecclesiastico, a darsi a da fare perchè ciò avvenga. Strano, perché una semplice analisi della realtà svelerebbe quello che nella mia esperienza educativa trovo evidente: non è solo il mondo ad aver perso Cristo, ma, come ebbe a dire anche don Giussani, sono parecchi gli uomini di Chiesa, forse ancora prima, ad averlo abbandonato. Una fede che si fa insipida, o troppo umana, proprio nella sua espressione più visibile, la ritualità, perde fedeli: è matematico. Ma nonostante l’opposizione al vecchio rito, e più in generale al suo spirito, sia fortissima e radicata negli ambienti che contano, i segnali di un cambiamento, soprattutto nei giovani, e nel nuovo clero, sono evidenti. L’editore Fede & Cultura è l’unico, a quanto io sappia, che abbia scommesso con fiducia nel rilancio della messa tradizionale. In pochi mesi ha pubblicato diversi titoli: oltre ad l'opuscolo del sottoscritto"La liturgia tradizionale", "La messa antica" di don Francesco Cupello, "La messa non è finita" di Mario Palmaro e Alessandro Gnocchi, il "Messale integrale", e, per ultimo, "Introibo ad altare Dei".
E’, quest’ultimo, un bellissimo manuale ad opera di tre giovanissimi, Elvis Cuneo, Daniele Di Sorco e Raimondo Mameli, in cui la “vecchia” messa viene spiegata passo passo, in tutti i suoi elementi, dal simbolismo, alla gestualità. Un’opera imprescindibile, oggi, per chi voglia accostarsi al vecchio rito come suggerisce Benedetto XVI, cioè ricordando che “il proprium liturgico non deriva da ciò che facciamo ma dal fatto che accade”. Tutti questi libri dell’editore Fede & Cultura non sono rimasti in giacenza, come si sarebbe potuto pensare, e neppure patrimonio di pochi eruditi e curiosi: hanno avuto e stanno avendo una incredibile diffusione. Tra i lettori anche molti sacerdoti che stimano il nuovo rito, ma che desiderano, nel contempo, riappropriarsi di un modo più giusto per celebrarlo, come faceva ad esempio il compianto don Divo Barsotti.

(da Francesco Agnoli, articolo su Il Foglio del 12 marzo 2009)

Anonimo ha detto...

Recensione del libro su "Divinitas", Rivista internazionale di ricerca e di critica teologica

Un vivo plauso ai tre Coautori, nonché alla benemerita Editrice “Fede e Cultura”, per la sollecitudine con cui hanno risposto all’esigenza, sempre più diffusa, di maggior conoscenza della liturgia classica, specie dopo il Motu-proprio “Summorum Pontificum” (7 luglio 2007) del Pontefice f.r. L’unico rammarico è, per me, quello di darne notizia non con altrettanta sollecitudine, anche se ciò non è dipeso da cattiva volontà.
I Coautori non son preti, appartengono al mondo della musica e del canto sacro, specialmente a quello gregoriano. S’interessan pure di filosofia, di teologia ed ovviamente di liturgia. A tre mani – stavo per dire a tre voci – han composto questo “Vademecum”: un preziosissimo ausilio teorico-pratico per la retta celebrazione liturgica, considerata nella più ampia accezione del termine, non escludendo l’applicazione pratica del Motu-proprio sopra ricordato.
La materia è distribuita in modo un po’ singolare: i primi dieci capitoli si riferiscono un po’ a tutto quel che s’intende per liturgia: le fonti, i libri liturgici, i ministri, i paramenti, il luogo sacro, il canto e la musica, l’anno liturgico, la santa Messa, il Vespero, il servizio all’altare. Seguon poi tre parti dedicate all’apparato liturgico, alle cerimonie in genere e a quelle speciali.
Una prefazione dell’Em.mo Card. Dario Castrillón Hoyos ed una postfazione del p. Konrad zu Löwenstein di Venezia, oltre ad una scelta e pertinente bibliografia, aggiungono un ulteriore prestigio a quello intrinseco dell’opera. Non si può che ripetere: un vivo plauso!
Trovo interessante – oltretutto perché ho sempre sostenuto altrettanto – che la ragione della più facile comprensione dei testi, addotta dalla riforma conciliare, è mal posta: non si tratta infatti di ragione linguistica, ma di penetrazione del mistero e d’adesione ad esso, per la qual cosa più che la lingua vale la contemplazione orante. Utile anche la descrizione dei singoli passaggi cerimoniali per celebrare la liturgia tradizionale: i preti delle ultime leve sanno a mala pena che l’attuale rito s’iniziò con Paolo VI ed ignorano quello precedente; i preti della mia età hanno in gran parte dimenticato il rito della loro prima Messa e del loro primo servizio ministeriale. Degna di nota anche l’osservazione sulle traduzioni ed il conseguente pericolo di slittamenti semantici nel passaggio da una lingua all’altra. Anche per questo, oltre all’espressività propria e alla duttilità della lingua di Roma, sarebbe stato opportuno rimanere alla fissità del latino. Esprimo infine la mia grande ammirazione per lo spirito di fede, di preghiera e d’amore alla Chiesa che i tre Autori esprimono in ogni loro pagina.
Se mi si permette, faccio un rilievo critico: non insisterei più di tanto sulla continuità fra il nuovo rito e quello tradizionale, ed ancor meno fra il Vaticano II – globalmente considerato – e la Tradizione ecclesiastica. Che ci siano affermazioni in tal senso, nessuno lo nega; che sian qualcosa di più del famoso specchietto per le allodole, è da provare. Aggiungo che non basta qualificare la Tradizione con l’aggettivo “vivente” per giustificare ciò che le è estraneo: è un cavallo di Troia introdotto nella cittadella della liturgia e della Chiesa.

Mons. Brunero Gherardini

Estratto da: Divinitas. Rivista internazionale di ricerca e di critica teologica, 2 (2009) 237-238.